Febbre del colore (a cura di Giambattista Faralli)

Una "felicità " descrittiva, che non esclude componenti e messaggi di sorgente intellettuale, sembra cositituire l'elemento primario della produzione artistica di Carma, autrice che vive un momento di febbrile impegno, proteso alla ricerca di una individualità in prorompente evoluzione.

L'immediata decrittazione in chiave puramente paesaggistica, e di visività impressionistica decurta il complesso dei significati presenti nel linguaggio caldo e arioso di questa pittrice, vibrante e solare, che comunque non si esaurisce nella commozione cromatica e nella comunicazione di un intimo, esclusivo piacere della rappresentatività.

E' vero che esiste questo slancio creativo di fondo, una quasi libidine della percezione, un delirio del colore, una vertigine di sensazioni oculari, trasmessi freneticamente e voluttuosi sulla tela; ma è pur vero che nel tessuto pittorico emergono "intenzioni", "sdegnali", "voci" che una lettura non svagata può decifrare con un certo grado di approssimazione. Sono segnali latenti, appena allusi , o apertamente significati, che ci riportano alla necessaria riflessione sul loro campo di remittenza psicologico, etnico ed etico, sociale e culturale: i segnali sono quelli di una donna, Carma che tenta di ricostruire se stessa, la propria infanzia, i luoghi della memoria, le immagini di un tempo perduto, e di riconoscersi nel suo ruolo presente in una presente realtà, con destini di redenzione o dannazione, di fuga o di impegno, di evasione o di lotta: in fondo l'attività artistica, se autentica, in
qualunque clima o a qualunque grado ha questa funzione di dimensionamento dell'essere, di "riconoscimento" di se stessi, a volte impulsivo e primitivo, ora riflesso o studiato.

Queste note sono appunto individuabili nella tavolozza di Carma, fluida e vorticosa, prodotta dalla pulsione/ passione e da uno studiato tecnicismo che reimpasta e reinvesta modi, stili, linguaggi già collaudati fondendoli e assoggettandoli ad una ispirazione variamente motivata: il primitivismo naive, la vibratilità vangogghiana, la levità orientale, la gioia impressionistica del colore sono stati assimilati ed omologati a tradurre sulla tela un lirismo tutto femminile, luminoso e sonoro, che si concentra costantemente su simboli ricorrenti, figure della coscienza, o dell'inconscio, che si accampano in una realtà proiettata sovente nella dimensione del fantastico, del fiabesco infantile; sono lievi ed eleganti cappelli ad esempio, sospesi in paesaggi inondati di luce, di fiori, di immagini trasognate, allegoriche, certo, allusive ad uno "stile", ad una "forma" della femminilità fuori tempo, fuori della storia, romantica, e perciò esiliata dall'imbarbarimento dei costumi e delle culture di massa.

In questo universo di Carma , che ha comunque come punto centrale di riferimento l'idea della donna-natura-amore, ma senza istigazioni di carattere femministico, è intuibile un movimento analogico, un concerto sinestetico, in cui la specificità della pittura si dilata appropriandosi di
altri linguaggi come fossero ritmi della danza e suoni della musica, la leggerezza delle parole.

In sostanza se l'arte s'intende come complessa combinazione di motivi ispiratori (ludus puramente formale, rito esorcistico, cattura della memoria, ricostruzione dell'ìo, passato e presente, respiro lirico) credo che Carma sia su questo sentiero, di ricerca autochiarificazione, un sentiero fatto fdi soli ma anche di sassi e rovi, il cui percorso va consumato senza affanni e senza ansie, senza fretta.

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