Carma o della Follia cromatica (a cura di Leo Strozzieri)

Ad una prima, esteriore occhiata alle numerosissime opere che affollano con autorevolezza visiva l'ampio studio di Carma in pieno centro ad Isernia, ci si potrà rendere conto del perché si possa definire artista privilgiata e predatrice. Privilegiata perché assai apprezzabile l'ispirazione con cui dà vita ai suoi pensieri e fantasie inquiete; predatrice perché, pur nella sostanziale originalità è riuscita e riesce a costruire una propria identità non sul nulla culturale, ma sui sentieri linguistici del '900, a lei molto familiari, come il Futurismo, il Surrealismo, l'Espressionismo Astratto, la Pop Art e soprattutto la lezione informale. Talvolta la critica esita a parlar bene di una pittrice, a meno che non abbia già un ruolo consolidato nella storia dell'arte. Nel caso di Carma è doveroso esprimersi in termini lusinghieri, per la frontalità del vigore insito nella sua pittura, vigore con cui sfalda ed altempo stesso ripropone l'immagine e parimenti esalta i valori strutturali dello spazio.

La sua vasta produzione cammina sempre lungo una corda tesa vuoi sul versante segnico, che su quello materico, per non parlare della "vis" gestuale che è a fondamento del suo fare pittura, a tal punto che certe fluttuazioni appartengono all'area fauve, mentre i rumori di fondo sono quelli codificati dal "Gruppo COBRA".

Carma ha elaborato un metodo per far scivolare la forza della sua personalità nel colore e nel segno: è il metodo della pennellata rapida e violenta, senza ripensamenti, di istintuale oggettività. Ne derivano opere mai percorse da sentimentalismo romantico, anche quando il tema indurrebbe a questo.

In sostanza una pittura, la sua, possente e neofuturista in cui vengono selezionati temi quotidiani trattati in modo dissacratorio e per nulla veristico: eccoci allora apparire come fantasmi in mezzo al magma cromatico figure, animali, fiori, paesaggi, autoritratti e tante altre realtà intensamente sognate dall'artista. La violenza sulle forme anatomiche spesso è notevole, e lo sfaldamento dell'immagine trova il medium pittorico nella violenza timbrica di un colore corposo fino alla tattilità e gettato sulla superficie con fare espressionistico.

Nell'ottica della sua cultura, la pittura ed in genere ogni forma d'arte deve fornire forti emozioni più che tendere alla somiglianza con il vero: queste emozioni deve avvertirle innanzitutto l'artista coinvolta oltre ogni dire dal soggetto trattato; successivamente dovranno riversarsi sullo spettatore che di fronte alle architetture della follia cromatica rimarrà stupefatto.

L'ostinazione del turbine di colori, riesce con molta evidenza a lumeggiare l'intima personalità dell'artista molisana, a cui si dovrà attribuire una connotazione utopica. Questo perché Carma tende ad ipotizzare un mondo tormentato dal benessere della libertà e dell'anarchia. E' il suo mondo pittorico, quindi il suo sogno che, finchè rimane entro il perimetro estetico, può dirsi possibile ma che altrimenti diviene utopico. Lei non lascia intravedere nulla se non questa utopia nella sua pittura, piena di fascino in virtù proprio di questi sogni assurdi di libertà somma. La solidità della sua formazione classica la spinge a dare un peso ideologico ai suoi pensieri espressi in pittura: il tutto in un tangibile impatto psicoanalitico ove trova completezza il sentimento ludico. Il che vuol dire che la brava artista molisana, sostanzialmente è propensa a guardare con occhio infantile e distaccato la realtà circostante che le serve di ispirazione.

Maggiore tempestività viene posta nel raccogliere certe percezioni che orientino le sue opere vere composizioni gioiose senza dover rintracciare ad ogni costo un patrimonio di pensiero troppo serio. In questo modo risulta agevole anche per lo spettatore una fruizione stimolante dell'opera, quasi fosse un mdno da scoprire.

Nel glossario artistico ricorrente, si potrebbe dire che Carma faccia parte dei "Nuovi Selvaggi", che sempre giurano fedeltà almeno ideologica all'intolleranza. La sua pittura sottintende diverse forme di intolleranza ai canoni classici della composizione o alla giustapposizione armoniosa dei colori. E' pacifico come le terminologie da lei usate siano una magnifica apologia della visione anarchica della vita: un'anarchia che si identifica con la fantasia e l'abolizione sistematica della concretezza, che è repressiva di ogni forma di creatività. Ciò comporta un ampliamento di orizzonti verso forme talvolta surreali che potrebbero risultare imbarazzanti per un lettore poco agile di mente. In altre parole la pittura di Carma sembra perdersi, oltre le convenzioni, nel grande mare della leggerezza fatastica e non occorre che i suoi soggetti siano passati agli onori della cronaca, in quanto sono soggetti ( ad esempio un gatto o un cavallo o il volto di una fanciulla) estemamente semplici che però subiscono la furia non moderata della sua fantasia in grado di trasformare il tutto in versione ludica e quindi irreale.

scrivi al webmaster