Ad una prima, esteriore
occhiata alle numerosissime opere che affollano con autorevolezza visiva
l'ampio studio di Carma in pieno centro ad Isernia, ci si potrà rendere
conto del perché si possa definire artista privilgiata e predatrice.
Privilegiata perché assai apprezzabile l'ispirazione con cui dà
vita ai suoi pensieri e fantasie inquiete; predatrice perché, pur
nella sostanziale originalità è riuscita e riesce a costruire
una propria identità non sul nulla culturale, ma sui sentieri linguistici
del '900, a lei molto familiari, come il Futurismo, il Surrealismo, l'Espressionismo
Astratto, la Pop Art e soprattutto la lezione informale. Talvolta la critica
esita a parlar bene di una pittrice, a meno che non abbia già un
ruolo consolidato nella storia dell'arte. Nel caso di Carma è doveroso
esprimersi in termini lusinghieri, per la frontalità del vigore insito
nella sua pittura, vigore con cui sfalda ed altempo stesso ripropone l'immagine
e parimenti esalta i valori strutturali dello spazio.
La sua vasta produzione
cammina sempre lungo una corda tesa vuoi sul versante segnico, che su quello
materico, per non parlare della "vis" gestuale che è a
fondamento del suo fare pittura, a tal punto che certe fluttuazioni appartengono
all'area fauve, mentre i rumori di fondo sono quelli codificati dal "Gruppo
COBRA".
Carma ha elaborato
un metodo per far scivolare la forza della sua personalità nel colore
e nel segno: è il metodo della pennellata rapida e violenta, senza
ripensamenti, di istintuale oggettività. Ne derivano opere mai percorse
da sentimentalismo romantico, anche quando il tema indurrebbe a questo.
In sostanza una pittura,
la sua, possente e neofuturista in cui vengono selezionati temi quotidiani
trattati in modo dissacratorio e per nulla veristico: eccoci allora apparire
come fantasmi in mezzo al magma cromatico figure, animali, fiori, paesaggi,
autoritratti e tante altre realtà intensamente sognate dall'artista.
La violenza sulle forme anatomiche spesso è notevole, e lo sfaldamento
dell'immagine trova il medium pittorico nella violenza timbrica di un colore
corposo fino alla tattilità e gettato sulla superficie con fare espressionistico.
Nell'ottica della sua
cultura, la pittura ed in genere ogni forma d'arte deve fornire forti emozioni
più che tendere alla somiglianza con il vero: queste emozioni deve
avvertirle innanzitutto l'artista coinvolta oltre ogni dire dal soggetto
trattato; successivamente dovranno riversarsi sullo spettatore che di fronte
alle architetture della follia cromatica rimarrà stupefatto.
L'ostinazione del turbine
di colori, riesce con molta evidenza a lumeggiare l'intima personalità
dell'artista molisana, a cui si dovrà attribuire una connotazione
utopica. Questo perché Carma tende ad ipotizzare un mondo tormentato
dal benessere della libertà e dell'anarchia. E' il suo mondo pittorico,
quindi il suo sogno che, finchè rimane entro il perimetro estetico,
può dirsi possibile ma che altrimenti diviene utopico. Lei non lascia
intravedere nulla se non questa utopia nella sua pittura, piena di fascino
in virtù proprio di questi sogni assurdi di libertà somma.
La solidità della sua formazione classica la spinge a dare un peso
ideologico ai suoi pensieri espressi in pittura: il tutto in un tangibile
impatto psicoanalitico ove trova completezza il sentimento ludico. Il che
vuol dire che la brava artista molisana, sostanzialmente è propensa
a guardare con occhio infantile e distaccato la realtà circostante
che le serve di ispirazione.
Maggiore tempestività
viene posta nel raccogliere certe percezioni che orientino le sue opere
vere composizioni gioiose senza dover rintracciare ad ogni costo un patrimonio
di pensiero troppo serio. In questo modo risulta agevole anche per lo spettatore
una fruizione stimolante dell'opera, quasi fosse un mdno da scoprire.
Nel glossario artistico
ricorrente, si potrebbe dire che Carma faccia parte dei "Nuovi Selvaggi",
che sempre giurano fedeltà almeno ideologica all'intolleranza. La
sua pittura sottintende diverse forme di intolleranza ai canoni classici
della composizione o alla giustapposizione armoniosa dei colori. E' pacifico
come le terminologie da lei usate siano una magnifica apologia della visione
anarchica della vita: un'anarchia che si identifica con la fantasia e l'abolizione
sistematica della concretezza, che è repressiva di ogni forma di
creatività. Ciò comporta un ampliamento di orizzonti verso
forme talvolta surreali che potrebbero risultare imbarazzanti per un lettore
poco agile di mente. In altre parole la pittura di Carma sembra perdersi,
oltre le convenzioni, nel grande mare della leggerezza fatastica e non occorre
che i suoi soggetti siano passati agli onori della cronaca, in quanto sono
soggetti ( ad esempio un gatto o un cavallo o il volto di una fanciulla)
estemamente semplici che però subiscono la furia non moderata della
sua fantasia in grado di trasformare il tutto in versione ludica e quindi
irreale.